martedì 6 ottobre 2009

Riflessione sulla situazioni socio-economica della provincia di Pordenone

di Nicola Callegari (Consigliere Provinciale UDC)

1. Secondo Lei, quali insegnamenti trarre dall'attuale crisi economica?
L'attuale crisi economica fa emergere l'impossibilità dell'esistere di un'economia senza un'etica:mancando l'etica, l'economia cessa d’essere libera e cessa di essere tale (la crisi effettiva non è nata oggi, è nata con il boom economico degli anni '60 e '70). Nella ricerca delle cause non dobbiamo fermarci ai dettagli tecnici, ma ricordare la cosa più importante: l'economia è gestita dall'uomo e dalla sua autonomia. La crisi ci dimostra come l'attività finanziaria spesso sia guidata da logiche puramente autoreferenziali ed egoistiche, prive della considerazione del bene comune e quindi dell'altro.

2. Come giudica oggi la difficoltà nelle persone di riconoscere il senso di appartenere ad una comunità e di agire oltre il proprio interesse?
Innanzitutto, va sottolineata la centralità della persona, la risorsa umana come valore determinante. Va riscoperta, sia nel mondo economico, sia all'interno delle nostre comunità. La necessità di bene comune, e quindi dell'essere veramente buoni, rende perché aumenta la fiducia e ravviva il senso di comunità necessario ad agire oltre il proprio interesse. L'esigenza è di ripartire dalla persona perché se non so chi è l'uomo, il senso di appartenere ad una comunità è privo di basi.

3. Si può ancora parlare di cultura dell'accoglienza, nel nostro territorio, che vanta di fatto un ottimo livello di convivenza con gli stranieri, mentre si esprimono sempre di più opinioni contrarie?
A tal proposito ritengo vada assolutamente richiamata l'ultima enciclica di Benedetto XVI che affronta il tema dello sviluppo e ci mette in guardia circa “l’esclusivo obiettivo del profitto”, il quale “senza il bene come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà”. Alcuni elementi negativi, come ad esempio: una finanza speculativa; flussi migratori provocati e poi mal gestiti; lo sfruttamento delle risorse della terra; la delocalizzazione delle produzioni di basso costo da parte dei Paesi ricchi, provocano una crescita della ricchezza mondiale in termini assoluti, ma influiscono aumentando le disparità e comportano la riduzione delle reti di sicurezza sociale, mettendo in pericolo particolarmente i diritti dei lavoratori, deplorando anche i tagli alla spesa sociale. Lasciare i cittadini impotenti di fronte a tutta questa serie di rischi (che la storia in parte già ci insegna) influisce sui rapporti di solidarietà sociale nei confronti dei più deboli portando a nuove divisioni ed a danni sconosciuti. C'è persino chi, nel nostro piccolo benessere mette in dubbio l'unità italiana, la nostra bandiera, il nostro inno senza guardare a ciò che appunto la storia non molto lontana ci insegna.

4. Esiste ancora il cittadino che costruisce relazioni, che agisce secondo dei valori per il bene comune?

E' sempre esistito. Non dobbiamo nasconderci dietro al timore che “tutto va male ed il bene non lo fa più nessuno”. Rimanendo sempre in tema di economia mi sento di menzionare realtà come la finanza etica, il non profit, il microcredito. Dopo gli scandali del capitalismo americano e nostrano, si è ripreso in modo sempre più sostanzioso a parlare di etica, onestà, lealtà, sacrificio, magnanimità, umiltà. Questi termini ritornano ad essere sempre di più mission aziendali ma non solo; riempiono il “mondo del business” sperando che non sia "un mondo di busiers" (“bugiardi”, giocando con il nostro dialetto). Questo perché, ora più che mai, si ricomincia a rendersi conto che la dimensione fondamentale per ogni rapporto è relazionale, umana, diretta. Quindi qualsiasi tipo di sviluppo, se vuole essere davvero umano, deve far spazio al principio di gratuità, di dono. Senza forme di solidarietà e reciproca fiducia non si possono costruire nuove e vere relazioni (vedi il successo dell'Italia dal dopo guerra)

5. Quale posto hanno le fragilità, le vulnerabilità sociali nella nostra comunità?
Benedetto XVI lo scorso primo gennaio, indicando come esempio Maria, ebbe a dire nella sua omelia: "Dio si era fatto povero per noi, per arricchirci della sua povertà piena d'amore, per esortarci a frenare l'ingordigia insaziabile che suscita lotte e divisioni, per invitarci a moderare la smania di possedere e ad essere così disponibili alla condivisione e all'accoglienza reciproca". Penso che queste parole diano un senso basilare a quali siano i limiti le vere ricchezze da accumulare, il resto crea fragilità e vulnerabilità sociale nelle comunità.

6. Quali sono, secondo Lei, i valori dai quali partire oggi per recuperare speranza e fiducia nel futuro?
Benedetto XVI ha ragione a presentare l'enciclica sociale "Carità nella verità" come la principale forza propulsiva per il vero sviluppo. E’ sempre più necessaria la guida della carità nella verità, nella società, nella comunità. Come già anticipavo, valori come "onestà, lealtà, sacrificio, impegno, magnanimità, umiltà" diventano fondamenta di speranza e fiducia sulle quali ripartire.

7. Come promuovere la costruzione di una società, a partire dalla nostra comunità, nella quale la persona sia al centro della convivenza civile?

Come comunità è necessario mobilitarci verso esiti umani perché la globalizzazione ci rende vicini ma non ci offre quel senso di fraternità che sta alla base delle stesse comunità, intese come famiglie allargate. Se ragioniamo in ottiche di fraternità , vogliamo il bene dell'altro e non solo il nostro, questo va però cercato innanzitutto nella volontà, nel pensiero degli uomini e dei popoli.

8. Quali sono i settori economici sui quali puntare per andare oltre la crisi? (per gli imprenditori: come la Sua impresa sta affrontando questo momento di crisi? Guardando con fiducia al futuro, quali le previsioni sui tempi di ripresa? Ci sono prospettive per i più giovani?)
Bisogna investire sulla persona, sulle sue capacità, sulla sua creatività e rimettere al centro l'etica e la vita in senso lato.

9. Quale senso rinnovato dare oggi al lavoro e quale motivazione recuperare sul piano della solidarietà tra lavoratori?
Sicuro che il lavoro nobilita l'uomo, ritengo che il senso rinnovato da dare oggi come ieri e le motivazioni da recuperare sul piano della solidarietà sono racchiuse negli articoli 3 e 4 della Costituzione Italiana che dice: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.


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