giovedì 10 settembre 2009

Come aiutare nella crisi: la scelta della Diocesi.

Intorno alla crisi il dibattito attualmente sembra focalizzato su due aspetti: da un lato gli strumenti per affrontarla, dall’altro quando e come ci sarà la ripresa. Si è accantonata ben presto la domanda principale e cioè “perché siamo in crisi?” o meglio “che tipologia di crisi stiamo attraversando?”.

Mantenere chiara la domanda di riferimento è fondamentale nel momento in cui si vuole cercare soluzioni e ipotizzare scenari futuri, per evitare di fare lo sforzo di dare risposte magari corrette a domande sbagliate.
Proprio le risposte alla crisi non si può dire che siano mancate. Risposte che sono state fornite dagli Enti Locali e, in alcuni frangenti, delle strutture private in particolar le Banche: così moltissimi interventi sono stati annunciati e molte risorse sono state messe in campo.

Anche la Chiesa Diocesana si è mossa istituendo un fondo straordinario di solidarietà. Credo sia utile leggere con quali differenze la Chiesa Locale si è mossa rispetto a altri interventi presenti sul territorio (tipicamente di integrazione al reddito o di sospensione di rate).

Nell’utilizzo del Fondo si sta cercando di preservare la centralità della relazione: significa non “schiacciare” la persona sullo strumento ma creare uno strumento utile alla persona. Questo richiede un’azione faticosa sia da parte di chi aiuta, ma anche una capacità di rimettersi in discussione da parte di chi riceve l’aiuto. Infatti accedere al fondo non significa semplicemente valutare se esistono dei requisiti oppure no, ma significa avere il coraggio di farsi aiutare e di mettersi in relazione, di mettere in discussione i propri stili di vita.

Altra particolarità: la diocesi non ha chiesto ai fedeli contributi economici per la costituzione del fondo essendo la dotazione iniziale costituita con il contributo dei presbiteri. Quello che la diocesi chiede invece è tempo e voglia di mettersi a fianco dell’altro, per cui nella gestione del fondo partecipano volontari della parrocchia nella quale si trova la persona in difficoltà: uno strumento utile anche per ridare centralità al territorio come luogo di relazione.

Infine non sono stati delineati requisiti stringenti nell’accesso al fondo per evitare che alla fine i più svantaggiati rimangano quelli che sono in crisi anche senza la crisi, che continuano a rimanere gli ultimi anche quando la schiera degli ultimi si ingrossa.

Uno strumento quindi diverso che cerca non di rispondere alla crisi ma a quelle che sono le cause della crisi se pensiamo che, oltre che economica, quella che attraversiamo sia una crisi sociale. Uno strumento che vuole anche coltivare la speranza che attraverso il discernimento che dalla crisi dovrebbe derivare in tutti gli ambiti si arrivi a nuove relazioni, nuovi stili di vita, nuove presenze.
Andrea Barachino
Direttore ass. Nuovi Vicini Onlus




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